La Carta del Docente: diritti affermati dalla giurisprudenza per docenti precari e personale educativo e possibili novità future per l’anno scolastico 2025/2026

DiAnnamaria Palumbo

La Carta del Docente: diritti affermati dalla giurisprudenza per docenti precari e personale educativo e possibili novità future per l’anno scolastico 2025/2026

La Carta del Docente, istituita dalla legge 107/2015, rappresenta uno strumento di fondamentale importanza per l’aggiornamento e la formazione professionale degli insegnanti, con un valore di 500 euro annui. Inizialmente, la sua applicazione era prevista solo per i docenti di ruolo delle scuole statali. Tuttavia, l’estensione di questo beneficio ai docenti non di ruolo (i precari) è stata oggetto di un significativo dibattito legale.

La giurisprudenza ha progressivamente ampliato l’ambito di applicazione della Carta, riconoscendo il diritto alla sua fruizione anche per i docenti con contratto a tempo determinato. Questo ampliamento si fonda principalmente sul principio di parità di trattamento, sancito dal diritto europeo (Direttiva 1999/70/CE) e dai principi costituzionali di non discriminazione (art. 3) e buon andamento della Pubblica Amministrazione (art. 97). La formazione e l’aggiornamento professionale sono infatti un diritto-dovere fondamentale che riguarda tutto il personale docente, a prescindere dalla tipologia contrattuale. Riconoscere il bonus solo ai docenti a tempo indeterminato comporta una evidente e ingiustificata disparità di trattamento, considerando l’omogeneità della prestazione lavorativa svolta e l’identità della finalità di formazione del personale docente.

Numerose pronunce giudiziarie hanno confermato questa interpretazione, come quelle dei Tribunali di Roma, Torino, Firenze, Napoli, Milano, Biella, Prato, Modena, Rimini, Trani, Termini Imerese, Palermo, Forlì, Bari, Foggia e Arezzo.

Il diritto alla Carta del Docente è stato riconosciuto in particolare per:

  • I docenti precari con incarichi di supplenza annuale fino al 31 agosto o al 30 giugno.
  • I supplenti con più contratti brevi e continuativi, quando l’accumulo di tali supplenze è considerato alla stregua di un contratto annuale, senza interruzioni significative.
  • Il diritto alla Carta spetta indipendentemente dal numero di ore settimanali di insegnamento assegnate (anche per spezzoni orari).

È stata riconosciuta la spettanza della Carta anche al personale educativo, nonostante il Ministero abbia tentato di escluderlo. La Corte di Cassazione ha rigettato tale tesi, affermando che il personale educativo rientra nell’ambito del personale docente inteso in senso lato, in quanto la funzione educativa partecipa al processo di formazione ed educazione degli allievi. Tale personale è incluso nell’area professionale del personale docente secondo il CCNL ed è soggetto a precisi oneri formativi. La Carta del Docente è considerata un beneficio economico (pur se atipico e non retribuzione accessoria né reddito imponibile), e spetta anche al personale educativo in ragione dell’espressa equiparazione normativa del trattamento economico di tale personale a quello dei docenti elementari. La difforme giurisprudenza amministrativa non si confronta con il chiaro disposto della contrattazione collettiva nazionale.

Per i docenti non di ruolo che non si sono visti riconoscere tempestivamente il beneficio, sono esperibili diverse azioni legali:

  • Se il docente è ancora “interno al sistema delle docenze scolastiche” (ossia iscritto nelle graduatorie, con incarico in corso, o transitato in ruolo), può agire per ottenere l’adempimento in forma specifica, chiedendo la condanna dell’Amministrazione alla corresponsione del bonus per il valore perduto. Tale azione si prescrive in 5 anni a decorrere dalla data in cui è sorto il diritto all’accredito (data del conferimento incarico o data ammissione registrazione sulla piattaforma).
  • Se l’insegnante è fuoriuscito dal sistema delle docenze scolastiche (per cessazione del servizio di ruolo o cancellazione dalle graduatorie), può esperire l’azione risarcitoria per omessa attribuzione della Carta. Questa azione, di natura contrattuale, si prescrive in 10 anni a decorrere dalla data di fuoriuscita dal sistema scolastico.

È importante sottolineare che l’insufficiente allocazione di bilancio da parte del Ministero non può impedire il riconoscimento di tali diritti. La garanzia dei diritti deve poter incidere sul bilancio, e non viceversa. Neanche le ragioni di bilancio possono giustificare la lesione di diritti fondamentali. La giurisdizione per queste controversie spetta al giudice ordinario.

Possibili novità future con la Legge di Bilancio 2025

Per l’anno scolastico 2025-2026, la Carta del Docente potrebbe essere estesa anche agli insegnanti con un contratto a tempo determinato. Questa sarebbe una delle novità che il governo intenderebbe introdurre con un emendamento presentato al disegno di legge di conversione del decreto legge n. 45 del 7 aprile 2025. Il testo di tale proposta prevederebbe che i criteri di assegnazione del bonus (attualmente fissato a 500 euro) non saranno fissi, ma saranno stabiliti ogni anno da un decreto congiunto del Ministero dell’Istruzione e del Merito e del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

In conclusione, mentre la giurisprudenza ha ampiamente riconosciuto e rafforzato il diritto dei docenti precari e del personale educativo alla Carta del Docente basandosi sui principi di parità di trattamento e sul carattere fondamentale dell’aggiornamento professionale, la situazione normativa è in potenziale evoluzione. Resta fondamentale per i docenti precari essere informati sui propri diritti già consolidati dalla giurisprudenza e sulle azioni legali a disposizione per ottenerne il riconoscimento, monitorando al contempo le future evoluzioni normative (come quella ipotizzata per il 2025-2026, se confermata).

Info sull'autore

Annamaria Palumbo administrator

Lascia una risposta