Garante Privacy: illegittima la geolocalizzazione dei dipendenti in smart working

DiAnnamaria Palumbo

Garante Privacy: illegittima la geolocalizzazione dei dipendenti in smart working

Nel contesto dell’era digitale, la protezione dei dati personali rappresenta una priorità assoluta per le aziende e le istituzioni. Il recente provvedimento del Garante per la Protezione dei Dati Personali, emesso il 13 marzo 2025, ha messo in luce una vicenda significativa che riguarda il trattamento dei dati dei dipendenti in modalità di lavoro agile. Questo caso, che coinvolge l’Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese (ARSAC), sottolinea la necessità di bilanciare l’uso delle tecnologie con il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori.

Il caso ARSAC: una lezione sull’uso della geolocalizzazione

L’indagine condotta dal Garante ha preso avvio a seguito di un reclamo presentato da una dipendente di ARSAC. La questione principale riguardava l’utilizzo dell’applicativo di gestione delle presenze “Time Relax”, che includeva una funzione di geolocalizzazione. Questo strumento, utilizzato per monitorare il luogo da cui i dipendenti svolgevano le loro attività in modalità agile, ha sollevato preoccupazioni in merito alla tutela della privacy e al rispetto della normativa vigente.

Secondo quanto emerso, ARSAC ha trattato i dati relativi alla posizione geografica dei propri dipendenti senza rispettare pienamente i principi di liceità, trasparenza e proporzionalità previsti dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR). Inoltre, l’azienda ha utilizzato tali dati per avviare procedimenti disciplinari, una pratica giudicata non conforme sia alla normativa sulla protezione dei dati sia alla disciplina specifica del lavoro agile.

Le principali violazioni riscontrate

Il Garante ha evidenziato diverse criticità nel trattamento dei dati da parte di ARSAC:

  1. Assenza di una base giuridica adeguata: il trattamento dei dati di geolocalizzazione non è risultato conforme ai principi di liceità e limitazione delle finalità. L’utilizzo di tali dati per verificare il luogo di lavoro dei dipendenti è stato considerato una violazione della normativa vigente.
  2. Mancanza di trasparenza: ARSAC non ha fornito ai dipendenti un’informativa chiara e completa sul trattamento dei dati, come richiesto dall’art. 13 del GDPR.
  3. Inadeguatezza delle misure tecniche e organizzative: l’azienda non ha rispettato i principi di protezione dei dati fin dalla progettazione e per impostazione predefinita, né ha effettuato una valutazione d’impatto sulla protezione dei dati, obbligatoria in caso di trattamenti ad alto rischio.
  4. Interferenza nella vita privata: il monitoraggio della posizione geografica dei dipendenti è stato giudicato eccessivo e invasivo, comportando un’ingerenza non necessaria nella sfera privata.
  5. Utilizzo illecito dei dati per finalità disciplinari: l’uso dei dati di geolocalizzazione per avviare procedimenti disciplinari è stato ritenuto illegittimo, in quanto tali dati erano stati raccolti per finalità diverse.

Le sanzioni e le implicazioni per le aziende

A seguito delle violazioni riscontrate, il Garante ha inflitto a ARSAC una sanzione amministrativa pecuniaria di 50.000 euro. Tale importo è stato determinato considerando la gravità delle violazioni, il numero di dipendenti coinvolti e la durata del trattamento illecito.

Il provvedimento rappresenta un monito importante per tutte le organizzazioni, pubbliche e private, che devono garantire il rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali, specialmente in contesti lavorativi. L’adozione di tecnologie avanzate, come i sistemi di geolocalizzazione, deve essere accompagnata da un’attenta valutazione dei rischi, da misure di sicurezza adeguate e da una trasparente comunicazione con i dipendenti.

Conclusioni

Il caso ARSAC sottolinea l’importanza di adottare un approccio responsabile e conforme alla normativa in materia di gestione dei dati personali sul luogo di lavoro. Le aziende devono essere consapevoli che ogni violazione può avere conseguenze significative non solo in termini economici, ma anche di reputazione.

Il provvedimento del Garante del 13 marzo 2025 invita tutte le organizzazioni a riflettere sull’importanza di bilanciare le esigenze organizzative con il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori. La trasparenza, la proporzionalità e la protezione dei dati devono essere al centro di ogni strategia aziendale che preveda l’uso di strumenti tecnologici.

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